Meccanismo
nella sclerosi multipla di OxPC via IL-1β
LORENZO L. BORGIA
NOTE E
NOTIZIE - Anno XXII – 06 dicembre 2025.
Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale
di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a
notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la
sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici
selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori
riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.
[Tipologia del testo: RECENSIONE]
Nella fisiopatologia della sclerosi
multipla progressiva si rileva un accumulo nel sistema nervoso centrale
di molecole di fosfatidilcolina ossidata (OxPC),
che costituisce un prodotto di scarto neurotossico dello stress ossidativo.
L’esatto ruolo della OxPC in questa forma grave della
“sclerosi a placche” non è ancora stato chiarito in termini di meccanismi
molecolari che prendono parte al processo patologico, pertanto numerosi gruppi
di ricerca stanno indagando gli effetti dell’accumulo di OxPC
e i possibili rapporti con le lesioni croniche attive dei modelli
sperimentali e dei pazienti affetti da questa forma della malattia.
Ruoqi Yu e colleghi hanno sperimentato la
deposizione stereotassica di OxPC nel sistema nervoso
centrale di topi, rilevando che determina la formazione di lesioni croniche
compartimentalizzate con elementi patologici simili a quelli delle lesioni
croniche attive descritte nei pazienti affetti dalla forma progressiva
della sclerosi multipla. Prendendo le mosse da questo dato, i ricercatori hanno
sviluppato una sperimentazione che ha ottenuto risultati rilevanti, che
indicano un possibile meccanismo molecolare, che media la degenerazione cronica
nella forma progressiva e che potrebbe essere obiettivo di nuovi farmaci.
(Yu R. et al., Oxidized phosphatidylcholines
deposition drives chronic neurodegeneration in a mouse model of progressive
multiple sclerosis via IL-1β signaling. Nature Neuroscience – Epub ahead of print doi: 10.1038/s41593-025-02113-y, 2025).
La provenienza degli autori è la seguente: Department
of Biochemistry, Microbiology & Immunology, College of Medicine, University
of Saskatchewan, Saskatoon, Saskatchewan (Canada); Hotchkiss Brain Institute
and the Department of Clinical Neuroscience, University of Calgary, Calgary,
Alberta (Canada); Viral Immunology and Intravital Imaging Section, National
Institute of Neurological Disorders and Stroke (NINDS), National Institute of
Health (NIH), Bethesda, MD (USA); Neuroimmunology Unit, The Research Center of
the Centre Hospitalier de l’Université de Montréal
(CRCHUM), Department of Neuroscience, Faculty of Medicine, Université de
Montréal, Montréal, Quebec (Canada); Faculty of Medicine, Division of
Biomedical Sciences, Memorial University of Newfoundland, St. John’s,
Newfoundland and Labrador (Canada); Department of Medicine, University of
California San Diego, San Diego, CA (USA); Department of Biochemistry, Microbiology
& Immunology, College of Medicine, University of Saskatchewan, Saskatoon,
Saskatchewan (Canada).
Ruoqi Yu
e colleghi hanno dunque adottato il modello del topo in cui la deposizione
stereotassica di OxPC aveva causato lo sviluppo di
lesioni circoscritte e delimitate, con elementi comuni alle lesioni croniche
attive, per analizzare lo sviluppo dei processi patologici. In particolare,
hanno rilevato che, sebbene la microglia proteggeva il sistema nervoso centrale
dalla neurodegenerazione cronica, si assisteva alla sostituzione delle cellule
microgliali con macrofagi derivati dai monociti nelle lesioni croniche causate
da OxPC.
Si è
studiato, in questi modelli murini, l’effetto dell’invecchiamento, che nella
realtà clinica rappresenta un fattore di rischio per lo sviluppo della forma
progressiva della sclerosi multipla: i principali effetti erano un’alterazione
della composizione della microglia e l’aggravamento della neurodegenerazione
nelle lesioni croniche OxPC.
Nei topi
con deficit di Casp1/Casp4 si aveva una riduzione di gravità della
patologia neurodegenerativa causata da OxPC. Un
miglioramento, nei topi con lesioni da deposito delle fosfatidilcoline ossidate,
si aveva mediante un blocco recettoriale, quello di IL-1R1. Questo blocco ha
rivelato che la segnalazione di IL-1β contribuisce all’accumulo cronico di
OxPC e alla neurodegenerazione.
Nell’insieme,
i risultati ottenuti in questo studio indicano nell’accumulo di OxPC, via
segnalazione IL-1β, un driver dei processi che conducono alla neurodegenerazione
cronica nella sclerosi multipla, suggerendo lo sviluppo di farmaci in grado di
inibire questo processo.
L’autore della nota ringrazia
la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle
recensioni di
argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito
(utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).
Lorenzo L. Borgia
BM&L-06 dicembre 2025
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